Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista (2012) by Mario Caprara Gianluca Semprini

Neri! La storia mai raccontata della destra radicale, eversiva e terrorista (2012) by Mario Caprara Gianluca Semprini

autore:Mario Caprara, Gianluca Semprini [Mario Caprara, Gianluca Semprini]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2019-03-09T16:00:00+00:00


Note

1 Ivi, pp. 84, 85.

2 Ivi, p. 89.

3 Ivi, p. 93.

4 Ivi, p. 94.

5 Ivi, p. 103.

6 Ibid.

7 Dichiarazioni di Nico Azzi al capitano del raggruppamento operativo speciale dei carabinieri Massimo Girando, Milano 21 settembre 1994, in Franzinelli M., La sottile linea nera, cit., p. 83.

8 T. Kezich, Il Mille film. Dieci anni al cinema 1967-1977, Milano, Mondadori, 1983.

La notte brucia ancora

Berlusconi sul predellino a piazza San Babila. Veltroni, nella stessa campagna elettorale, applaude sul palco tutto verde del PD un omone con la faccia da ragazzo che si piega, quasi ingobbito, per baciare una donna piccola, minuta, con i capelli bianchi. Sono parenti delle vittime della strisciante guerra civile combattuta in Italia. Sono — teoricamente — su fronti opposti. L’omone si chiama Giampaolo, il suo cognome “brucia ancora” nelle menti degli italiani, di destra e sinistra: Mattei, quello del rogo di Primavalle. La donna è la mamma di Valerio Verbano, militante di Autonomia operaia, ucciso in casa da tre persone il 22 febbraio 1980. Su quel delitto la procura di Roma indaga per omicidio volontario su due dei tre aggressori. I due uomini sospettati dell’uccisione di Valerio Verbano, identificati dopo una rilettura del vecchio fascicolo processuale, sarebbero stati riconosciuti da alcuni testimoni tramite lo studio delle foto segnaletiche dell’epoca. Ci sarebbero anche due nuovi identikit. Entrambi già militanti di destra, erano rimasti sconosciuti per 31 anni. Avrebbero fatto parte di un gruppo di fuoco deciso ad accreditarsi agli occhi dei neofascisti dei NAR Mambro e Fioravanti con un delitto eclatante, un cadavere dal forte valore simbolico come quello di Valerio Verbano. Uno degli esecutori dell’agguato sarebbe da tempo all’estero. L’altro sarebbe un insospettabile professionista con una vita in Italia. Nella loro inchiesta, i magistrati fanno riferimento a un gruppo di fuoco di cinque persone. Due avrebbero fatto i pali sotto casa di Verbano.

Gli assassini del liceale si presentarono a casa sua, legarono madre e padre e aspettarono che l’allora diciannovenne studente di sinistra tornasse a casa per ucciderlo. Forse il giovane li conosceva. Scrive Carlo Bonini su «la Repubblica» del 22 febbraio del 2011: «Valerio», come hanno potuto accertare i carabinieri del ROS, «ha infatti annotato i nomi dei suoi assassini nel mastodontico schedario che custodiva nella sua cassa di via Monte Bianco 114, che verrà ritrovato dagli inquirenti dopo l’omicidio. Centinaia di report con cui, dal 1977, ha dato un’identità e un volto, talvolta anche fotografico, ai militanti di destra del triangolo Trieste-Salario, Talenti, Montesacro». Esattamente trentuno anni dopo ci sono dunque due indagati. «Quello schedario è andato per gran parte perduto», ci ha detto la madre di Valerio, Carla Zappelli, 87 anni, «sequestrato il giorno del delitto è rimasto in mano agli inquirenti».

I Mattei e i Verbano chiedono ancora giustizia e hanno nei loro occhi ancora l’orrore. A casa Mattei, «la foto di Monteforte», con Virgilio ustionato alla finestra, lo sguardo vitreo della morte, mette ancora paura.

Quella foto la ritagliamo da sempre — ha detto Giampaolo, ospite di Sky Tg24 — mamma non la deve vedere, mamma



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